Chiesa di San Francesco
La chiesa di san Francesco, oratorio di corte dei Gonzaga di Bozzolo, si trova all’inizio di via Paccini, appena superata piazza Europa, e è tuttora un edificio consacrato. Nel momento culminante della trasformazione urbanistica di Bozzolo, agli inizi del Seicento, fu fatta costruire come cappella di corte dal principe Giulio Cesare Gonzaga, di cui in seguito divenne il mausoleo. Infatti, alla sua morte, avvenuta nel 1609, egli fu sepolto dietro l’altare, come segnala l’epitaffio scritto sulla lapide ivi posta. La facciata, in marmo rosso e bianco lavorato a Sant’Ambrogio della Valpolicella nel veronese, si presenta con uno stile armonioso, elegante, ed è opera di Tilio de Tilii da Verona. Appena entrati si viene attratti dall’imponenza e dalla bellezza dell’ancona, costituita da colonne in marmo nero su basamento di tufo cristallino, come pure i capitelli che le sormontano; queste colonne sorreggono un timpano e il tutto incornicia la pala d’altare, rappresentante la Crocifissione. In essa sono raffigurati al centro il Crocifisso, alla sua destra Giulio Cesare Gonzaga in ginocchio, in stato di adorazione, e un paggio che regge la corona, alla sua sinistra San Francesco d’Assisi con lo sguardo rivolto in alto in segno di sottomessa adorazione del Cristo. Questa tela (1605 circa) è opera di Gaspare Celio, pittore romano (1571 – 1640) che ha operato a Parma fra 1602 e il 1604. Alla base del dipinto si legge “Gaspar Coelius Romanus Faciebat”, firma giovanile dell’artista. Il pavimento, al centro del quale si trova un sepolcro in cui venivano tumulati i defunti della famiglia gentilizia, è composto da lastre bianche e rosse dello stesso marmo di Verona della facciata. La volta è impostata su dieci lunette, cinque per parte, spartita in tre spazi da due archi: nella zona soprastante l’altare è raffigurata l’immagine del Padre Eterno all’interno di uno sfondato retto da Vittorie, nella zona sopra l’ingresso, sempre all’interno di uno sfondato sorretto da Vittorie, è raffigurata la colomba dello Spirito Santo. La zona centrale comprende sei lunette, mentre una sola coppia di lunette delimita il presbiterio e simmetricamente, la campata d’ingresso. Nello spazio centrale un finto cornicione a dentelli grava su mensole con cornucopie e cartocci dipinti nei pennacchi delle lunette, su quattro di esse si appoggiano ad ali spiegate quattro aquile dorate, emblema della famiglia Gonzaga, al di sopra corre una balaustra dal contorno mistilineo che lascia intravedere un’ulteriore struttura ornata da colonne, volute, fioriere, maschere e torce che, come una impalcatura lignea, si apre su uno sfondo di cielo: Cristo Risorto con angeli e cherubini appare in gloria tra le nuvole. In ogni lunetta compare un angelo con i simboli della passione dipinto in una conchiglia. A partire da sinistra sono raffigurati l’angelo con il calice, la scala, il velo della Veronica, la tenaglia, il martello e i chiodi, la spugna. Nella prima lunetta di destra l’immagine è andata perduta, seguono poi le lunette in cui compaiono l’angelo con la spada, con il mantello, con il gallo e la lancia, con la colonna. Sopra l’altare è posto lo stemma dei principi Gonzaga di Bozzolo, anche questo in tufo cristallino, con le quattro aquile rivolte a sinistra (destra araldica) coronate d’oro. Sul tutto in cornice d’oro uno scudo di rosso ad una stella d’argento radiata di 16 raggi (del casato Dal Balzo). Attorno allo scudo sono rappresentate dieci bandiere d’alleanze a due punte ravvolte, inastate su lance con cordelliere e due fiocchi d’oro, bordate di porpora. Lo scudo è sormontato da una corona gemma6ta d’oro a otto fioroni in giro. Il tutto circondato dal collare dell’ordine cavalleresco del Redentore o del Preziosissimo Sangue di Gesù, nomina avuta dal duca Vincenzo primo Gonzaga il 25 maggio 1608, costituito da una serie di medaglioni con l’emblema del crogiolo alle fiamme concatenati ad altri con il motto “Domine Probasti”. Sulle pareti si aprono quattro nicchie, due delle quali ospitano statue in cotto di san Michele e san Rocco, mentre nelle altre due, ora vuote, erano collocate le statue di san Luigi e di san Vincenzo. Nel 1798 questa chiesetta, con il permesso della municipalità, fu destinata ma ospitare il circolo ufficiali delle truppe francesi: dopo aver demolito le tribune lignee dei principi, che sovrastavano la porta d’ingresso, le pareti suddivise da lesene composite color mattone furono decorate con semplici elementi architettonici su fondo verde chiaro, con vasi di frutta e festoni e, più in alto, sei paesaggini a monocromo verde; di lineare compostezza appare infine la cornice superiore. Nel 1857, sotto il dominio dell’Austria, la cappella viene riaperta al culto assumendo la denominazione di chiesa regia. In anni recenti lo stato di conservazione di questo autentico gioiello era peggiorato sensibilmente. Il degrado aveva colpito principalmente la volta e stava drammaticamente portandosi via gli affreschi secenteschi. Infatti, l’umidità e il gelo, causati da una copertura fatiscente e non impermeabilizzata, avevano prodotto la caduta dei pezzi di intonaco e di colore della volta. Anche la facciata mostrava l’usura del tempo. L’intervento di restauro conservativo è iniziato nel 1998 e si è concluso nell’anno 2000. In tal modo ci è stato restituito un monumento che, oltre ad avere un significato religioso, fa parte del patrimonio culturale e artistico di tutto il territorio che anticamente costituiva il Principato di Bozzolo. Attualmente la proprietà è della parrocchia di san Pietro apostolo che la usa saltuariamente per funzioni religiose e la mette a disposizione per iniziative culturali. |
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