E Dio creò la mamma ll buon Dio aveva deciso di creare la mamma. Dopo sei giorni di lavoro, ecco comparire un angelo: “Questa qui te ne fa perdere di tempo, eh?”. E Dio: “Sì, ma hai letto i requisiti? Dev’essere completamente lavabile, ma non di plastica… funzionare a caffé่ e avanzi del giorno prima… avere un bacio capace di guarire tutto, da una sbucciatura ad una delusione d’amore… e poi deve avere sei paia di mani”. L’angelo scosse la testa e ribatte incredulo: “Sei paia?!”. “Si, e tre paia di occhi” disse il buon Dio. “Così tanti?” Dio annuì. “Un paio per vedere attraverso le porte chiuse quello che stanno combinando lì dentro i bambini. Un altro paio dietro la testa, per vedere quello che non dovrebbe vedere, ma che deve sapere; un altro paio ancora per dire tacitamente al figlio che si ่è messo in un guaio “capisco e ti voglio bene lo stesso“. “Signore, sembra impossibile“; fece l’angelo. Rispose il Signore: “inveceèquasi pronta ormai. Ne ho già una che guarisce da sola se è malata, che può lavorare 18 ore di seguito, preparare un pranzo per sei con mezzo chilo di carne tritata e tanto altro …“L’angelo girò lentamente intorno al modello di madre, esaminandolo con curiosità: “E’ troppo tenera“, disse poi con un sospiro. “Ma resistente“; ribatte il Signore: “tu non hai idea di quello che può sopportare una mamma!”. “Sa anche pensare?”. “Non solo, ma sa anche fare un ottimo uso della ragione e venire a compromessi“, ribatté il Creatore. A quel punto l’angelo si chinò sul modello della madre e le passò un dito su una guancia: “Qui c’่è una perdita“, dichiarò. “Non è una perdita“; lo corresse il Signore; “è una lacrima“. “E a che serve?” “Esprime gioia, tristezza, delusione, dolore, solitudine, orgoglio“. “Ma sei un genio!”, esclamò l’angelo. Con sottile malinconia Dio aggiunse: “A dire il vero, non sono stato io a mettercela ์… “
L’ateo e la rupe Un uomo che non aveva mai creduto in Dio camminava nei pressi di una rupe quando, improvvisamente, scivolò nel precipizio. Riuscì ad afferrare il ramo di un arbusto e vi si aggrappò con tutte le forze; ma per quanti sforzi facesse sentì che non avrebbe resistito a lungo. Sotto di lui si apriva il vuoto spaventoso. Cominciò a tremare di paura e si mise a gridare: «Dio, Dio io credo che tu non esisti, ma se esisti questo è il momento di farti sentire». Silenzio assoluto. Il ramo cominciò a scricchiolare e l’uomo riprese a gridare ancora più forte: «Dio, aiutami, salvami e ti prometto che diventerò credente, anzì andrò per il mondo e ti annuncerò a tutti gli uomini. Ti scongiuro salvami!» Improvvisamente come un boato una voce giunse dal cielo: «Vedo che mi hai chiamato alla fine! Cosa vuoi da me?» «Signore, perdonami se fino ad ora non ti ho mai cercato, non ti ho mai creduto, ma se mi salvi cambierò vita.» «Va bene, voglio crederti» rispose Dio «avanti puoi lasciare il ramo adesso». L’ateo guardò il precipizio: «Devo lasciare il ramo? Fossi matto!» E noi che diciamo di credere, a quale “ramo” siamo attaccati?
Il bicchiere d’acqua Il professore della Facoltà di Psicologia fa il suo ingresso in aula, tenendo in mano un bicchiere d’acqua ed inizia a girovagare tra i banchi in silenzio. Quindi si ferma, e domanda agli studenti: “Secondo voi quanto pesa questo bicchiere d’acqua?“ Gli studenti, piuttosto spiazzati, rispondono ipotizzando un peso tra i 200 e i 300 grammi. “Il peso assoluto del bicchiere d’acqua è irrilevante” – riprende il professore – “Ciò che conta davvero, è per quanto tempo lo tenete sollevato!“ Adesso l’ascoltano tutti con attenzione: “Sollevatelo per un minuto, e non avrete problemi! Sollevatelo per un’ora, e vi ritroverete un braccio dolorante… Sollevatelo per un’intera giornata, e vi ritroverete un braccio paralizzato!“ Quindi prosegue: “In ognuno di questi tre casi il peso del bicchiere non è cambiato! Eppure, più il tempo passa, più il bicchiere sembra diventare pesante… Lo stress e le preoccupazioni, sono come questo bicchiere d’acqua. Piccole o grandi che siano, ciò che conta è quanto tempo dedichiamo loro. Se dedichiamo ad esse il tempo minimo indispensabile, la nostra mente non ne risente. Se ci pensiamo più volte durante la giornata, la nostra mente inizia ad essere stanca e nervosa. Se pensiamo continuamente alle nostre preoccupazioni, la nostra mente si paralizza!” A questo punto il professore conclude: “Per ritrovare la serenità, dovete imparare a lasciare andare lo stress e le preoccupazioni. Dovete imparare a dedicare loro il minor tempo possibile, focalizzando la vostra attenzione su ciò che volete, e non su ciò che non volete! Dovete imparare a mettere giù il bicchiere d’acqua!”
Il pacchetto dei biscotti Una ragazza stava aspettando il suo volo in una sala d'attesa di un grande aeroporto. Siccome avrebbe dovuto aspettare per molto tempo, decise di comprare un libro per ammazzare il tempo. Comprò anche un pacchetto di biscotti. Si sedette nella sala VIP per stare più tranquilla. Accanto a lei c'era la sedia con i biscotti e dall'altro lato un signore che stava leggendo il giornale. Quando lei cominciò a prendere il primo biscotto, anche l'uomo ne prese uno; lei si sentì indignata ma non disse nulla e continuò a leggere il suo libro. Tra sé pensò: "Ma tu guarda, se solo avessi un po' più di coraggio gli avrei già dato un pugno...". Così ogni volta che lei prendeva un biscotto, l'uomo accanto a lei, senza fare un minimo cenno ne prendeva uno anche lui. Continuarono fino a che non rimase solo un biscotto e la donna pensò: "Ah, adesso voglio proprio vedere cosa mi dice quando saranno finiti tutti!". L'uomo prese l'ultimo biscotto e lo divise a metà! "Ah!, questo è troppo"; pensò e cominciò a sbuffare indignata, si prese le sue cose, il libro, la sua borsa e si incamminò verso l'uscita della sala d'attesa. Quando si sentì un po' meglio e la rabbia era passata, si sedette in una sedia lungo il corridoio per non attirare troppo l'attenzione ed evitare altri dispiaceri. Chiuse il libro e aprì la borsa per infilarlo dentro quando nell'aprire la borsa vide che il pacchetto di biscotti era ancora tutto intero nel suo interno. Sentì tanta vergogna e capì solo allora che il pacchetto di biscotti uguale al suo era di quel uomo seduto accanto a lei che però aveva diviso i suoi biscotti con lei senza sentirsi indignato, nervoso o superiore, al contrario di lei che aveva sbuffato e addirittura si sentiva ferita nell'orgoglio. Quante volte nella nostra vita mangeremo o avremo mangiato i biscotti di un altro senza saperlo? Prima di arrivare ad una conclusione affrettata e prima di pensare male delle persone, guarda attentamente le cose, molto spesso non sono come sembrano!
Come rovinare un figlio in 10 mosse E’ possibile “rovinare” un figlio?
Per quanto provocatoria possa apparire la domanda esiste una sola ed unica risposta: sì. E la ragione è semplice. La sua capacità di interagire in modo corretto con la società, dipende in gran parte dall’educazione ricevuta durante tutto il percorso della sua crescita. Essere educatori non è semplice e del resto non esistono regole prestabilite e verità inconfutabili a cui attenersi. In giro esistono innumerevoli decaloghi in materia, leggete quello sotto, di anonimo, che trae lo spunto da un libro di don Antonio Mazzi.
1) Fin dall'infanzia date al bambino tutto quello che vuole. Così crescerà convinto che il mondo abbia l'obbligo di mantenerlo. 2) Se impara una parolaccia, ridetene. Crederà d'essere divertente. 3) Non dategli alcuna educazione religiosa. Aspettate che abbia 18 anni e lasciate che allora "decida da sé". 4) Mettete in ordine tutto quello che lui lascia in giro: libri, scarpe, abiti. Fate voi quello che dovrebbe far lui in modo che s'abitui a scaricare sugli altri tutte le responsabilità. 5) Litigate spesso in sua presenza. Così non si stupirà troppo se a un certo momento vedrà disgregarsi la famiglia. 6) Date al ragazzo tutto il denaro da spendere che vi chiede. Non lasciate mai che se lo guadagni. Perché dovrebbe faticare per avere quel che vuole, come avete fatto voi ? I tempi sono cambiati. 7) Soddisfate ogni suo desiderio per il mangiare, il bere e le comodità. Negargli qualche cosa potrebbe scatenare in lui pericolosi "complessi". 8) Prendete le sue parti contro i vicini di casa, gli insegnanti, gli agenti di polizia. Sono tutti prevenuti verso vostro figlio. Lui è così intelligente e buono e loro non lo capiscono. 9) Quando si mette in un guaio serio, scusatevi con voi stessi dicendo: "Non sono mai riuscito a farlo rigar dritto". 10) Preparatevi a una vita d'amarezze. Potranno non mancarvi…
I due bebè Nella pancia di una donna incinta si trovavano due bebè. Uno di loro chiese all’altro: – Tu credi nella vita dopo il parto? – Certo. Qualcosa deve esserci dopo il parto. Forse siamo qui per prepararci per quello saremo più tardi. – Sciocchezze! Non c’è una vita dopo il parto. Come sarebbe quella vita? – Non lo so, ma sicuramente… ci sarà più luce che qua. Magari cammineremo con le nostre gambe e ci ciberemo dalla bocca. – Ma è assurdo! Camminare è impossibile. E mangiare dalla bocca? Ridicolo! Il cordone ombelicale è la via d’alimentazione… Ti dico una cosa: la vita dopo il parto è da escludere. Il cordone ombelicale è troppo corto. – Invece io credo che debba esserci qualcosa. E forse sarà diverso da quello cui siamo abituati ad avere qui. – Però nessuno è tornato dall’aldilà, dopo il parto. Il parto è la fine della vita. E in fin dei conti, la vita non è altro che un’angosciante esistenza nel buio che ci porta al nulla. – Beh, io non so esattamente come sarà dopo il parto, ma sicuramente vedremmo la mamma e lei si prenderà cura di noi. – Mamma? Tu credi nella mamma? E dove credi che sia lei ora? – Dove? Tutta in torno a noi! E’ in lei e grazie a lei che viviamo. Senza di lei tutto questo mondo non esisterebbe. – Eppure io non ci credo! Non ho mai visto la mamma, per cui, è logico che non esista. – Ok, ma a volte, quando siamo in silenzio, si riesce a sentirla o percepire come accarezza il nostro mondo. Sai?… Io penso che ci sia una vita reale che ci aspetta e che ora soltanto stiamo preparandoci per essa…
San Filippo e la gallina Un giorno, una chiacchierona nota in tutta Roma, andò a confessarsi da San Filippo Neri. Il confessore ascoltò attentamente e poi le assegnò questa penitenza: “Dopo aver spennato una gallina dovrai andare per le strade di Roma e spargerai un po' dappertutto le penne e le piume della gallina! Dopo torna da me!”.La donna, un po’ a malincuore, eseguì questa strana penitenza e andò a riferirlo a Filippo Neri. Lui le disse: “La penitenza non è finita! Ora devi andare per tutta Roma a raccogliere le penne e le piume che hai sparso!”. “Tu mi chiedi una cosa impossibile!”, disse la donna. E il confessore le rispose così: “Anche le chiacchiere che hai sparso per tutta Roma non si possono più raccogliere! Sono come le piume e le penne di questa gallina che hai sparso dappertutto! Non c’è rimedio per il danno che hai fatto con le tue chiacchiere!”.
La malattia più grave Un giorno, a un luminare della medicina venne chiesto quale fosse la più grave malattia del secolo.I presenti si aspettavano che dicesse il cancro o l'infarto.Grande fu lo stupore generale quando lo scienziato rispose: "L'indifferenza!"Tutti allora si guardarono negli occhi e ognuno si accorse di essere gravemente ammalato. Infine gli domandarono quale ne fosse la cura. E lo scienziato disse: "Accorgersene! " (Bruno Ferrero)
Il conto Una sera, mentre la mamma preparava la cena, il figlio undicenne si presentò in cucina con un foglietto in mano. Con aria stranamente ufficiale il bambino porse il pezzo di carta alla mamma, che si asciugò le mani col grembiule e lesse quanto vi era scritto: "Per aver strappato le erbacce dal vialetto: Euro 3. Per aver ordinato la mia cameretta: Euro 5. Per essere andato a comperare il latte: Euro 0,50. Per aver badato alla sorellina (3 pomeriggi): Euro 9. Per aver preso due volte "ottimo" a scuola: Euro 5. Per aver portato fuori l'immondizia tutte le sere: Euro 4. Totale: Euro 26,50. La mamma fissò il foglio negli occhi, teneramente. La sua mente si affollò di ricordi. Prese una biro e, sul retro del foglietto, scrisse: "Per averti portato nel grembo 9 mesi: Euro 0. Per tutte le notti passate a vegliarti quando eri ammalato: Euro 0. Per tutte le volte che ti ho cullato quando eri triste: Euro 0. Per tutte le volte che ho asciugato le tue lacrime: Euro 0. Per tutto quello che ti ho insegnato, giorno dopo giorno: Euro 0. Per tutte le colazioni, i pranzi, le merende, le cene e i panini che ti ho preparato : Euro 0. Per la vita che ti do ogni giorno: Euro 0. Totale: Euro 0. Quando ebbe terminato, sorridendo la mamma diede il foglietto al figlio. Quando il bambino ebbe finito di leggere ciò che la mamma aveva scritto, due lacrimoni fecero capolino nei suoi occhi. Girò il foglio e sul suo conto scrisse: "Pagato". Poi saltò al collo della madre e la sommerse di baci. Quando nei rapporti personali e familiari si cominciano a fare i conti, è tutto finito. L'amore è gratuito. O non è amore. "In un giorno caldo, preparai dei coni gelato e dissi ai miei quattro figli che potevano comprarli per un abbraccio. Quasi subito i ragazzi si misero in fila per fare il loro "acquisto". I tre più piccoli mi diedero una veloce stretta, afferrarono il cono e corsero di nuovo fuori. Ma quando venne il turno di mio figlio adolescente, l'ultimo della fila, ricevetti due abbracci. "Tieni il resto" disse con un sorriso". Bruno Ferrero – A volte basta un raggio di sole
Perchè le persone gridano Un giorno un pensatore indiano fece la seguente domanda ai suoi discepoli: "Perché le persone gridano quando sono arrabbiate?".
"Gridano perché perdono la calma", rispose uno di loro. "Ma perché gridare, se la persona sta al suo lato?", disse nuovamente il pensatore. "Bene, gridiamo perché desideriamo che l'altra persona ci ascolti", replicò un altro discepolo. E il maestro tornò a domandare: "Allora non è possibile parlargli a voce bassa?". Varie altre risposte furono date ma nessuna convinse il pensatore. Allora egli esclamò: "Voi sapete perché si grida contro un'altra persona quando si è arrabbiati? Il fatto è che, quando due persone sono arrabbiate, i loro cuori si allontanano molto. Per coprire questa distanza bisogna gridare per potersi ascoltare. Quanto più arrabbiati sono, tanto più forte dovranno gridare per sentirsi l'uno con l'altro. D'altra parte, che succede quando due persone sono innamorate? Loro non gridano, parlano soavemente. E perché? Perché i loro cuori sono molto vicini. La distanza tra loro è piccola. A volte sono talmente vicini i loro cuori che neanche parlano, solamente sussurrano. E, quando l'amore è più intenso, non è necessario nemmeno sussurrare, basta guardarsi. I loro cuori si intendono. E' questo che accade quando due persone che si amano si avvicinano!". Infine il pensatore concluse dicendo: "Quando voi discuterete, non lasciate che i vostri cuori si allontanino, non dite parole che li possano distanziare di più, perché arriverà un giorno in cui la distanza sarà tanta che non incontreranno mai più la strada per tornare". (Mahatma Gandhi)
Nostro fratello Giuda Gesù chiama “amico” Giuda: questa parola dice l’infinita tenerezza della carità del Signore. Noi possiamo tradire l’amicizia di Cristo, Cristo non tradisce mai noi, suoi amici! Anche quando non lo meritiamo, anche quando ci rivoltiamo contro di Lui, anche quando lo neghiamo. Davanti ai suoi occhi, davanti al suo cuore noi siamo sempre gli amici del Signore. Lasciate che io domandi a Gesù, a Gesù che è in agonia, a Gesù che ci accetta come siamo, lasciate che io gli domandi, come grazia pasquale, di chiamarmi amico. Perché la Pasqua è questa parola, detta a un povero Giuda come me, detta a dei poveri Giuda come voi. Questa è la gioia: che Cristo ci ama, che Cristo ci perdona, che Cristo non vuole che noi disperiamo. Per Lui, noi saremo sempre gli amici.
don Primo Mazzolari
Consigli prematrimoniali… per genitori I figli si devono sposare e già i genitori sono in crisi, pieni di progetti e propositi. Molti giusti e legittimi, dopotutto un figlio che si sposa è un “pezzo di cuore” che si distacca, però non tutti sono opportuni. In un corso prematrimoniale hanno suggerito questi consigli per i genitori e noi volentieri li mettiamo a disposizione di coloro che stanno vivendo questa splendida esperienza.
Soprattutto agli inizi, non sottolineate l’assenza dei figli da casa vostra (sindrome del nido abbandonato).
Cercate di farli abitare distanti da casa vostra (per quanto possibile, evitate di abitare insieme a loro, sullo stesso piano o nel medesimo condominio).
Non fissate abitudini rigidi: pranzo domenicale o feste comandate.
Non create sensi di colpa nei vostri figli perché non vi hanno fatto visita, non si sono ricordati di una data, non vi hanno telefonato.
Non chiedete la chiave dell’appartamento dei vostri figli e se sono loro a darvele, usatele solo per emergenza.
Soprattutto alle mamme: non preparate pietanze speciali per i vostri figli per non alimentare il ricordo della famiglia o l’incapacità della nuora a cucinare.
Non offrite consigli a buon mercato: la relazione d’aiuto deve essere richiesta ed è fondata soprattutto sull’ascolto.
Se non lo avete fatto fintanto che erano piccoli ed abitavano con voi, evitate di farlo adesso: evitate di trasmettere ai vostri figli le vostre ansie. Non condizionateli.
Non sollecitate mai la decisione di avere figli: rispettate i loro tempi.
Non criticate con i vostri figli i loro coniugi, specialmente con frasi tipo “te l’avevo detto io…!”
Quando i nipotini arrivano, non piazzatevi a casa dei vostri figli, intervenite solo se richiesti.
Non intervenite nell’educazione dei nipoti:la responsabilità è solo dei genitori.
Evitate in ogni modo di esprimere giudizi sui consuoceri.
Non offrite supporto economico a meno che non sia richiesto.
In definitiva… “Fatevi i fatti vostri“.
I figli non sono una proprietà dei genitori, sono stati loro affidati per farli crescere e adesso devono camminare con i loro piedi.
L’opinione della gente Un uomo insieme al figlio dovevano fare un breve viaggio. Presero l’asino, lo bardarono e si incamminarono : l’uomo in groppa ed il ragazzo a piedi. Lungo la strada, la gente mormorava: «Che uomo senza cuore! Lui va sull’asino e fa camminare il figlio a piedi!» L’uomo sentì e dopo un po’scese dall’asino e fece salire il ragazzo. Altri si lamentarono: «Non c’è più rispetto per l’età: quel pover’uomo deve andare a piedi e lui che è giovane va a cavallo!» L’uomo ascoltò ancora e decise di montare in groppa pure lui. La gente li guardava passare e indignata li rimproveravava: «Che gente senza cuore! Tutti e due sopra quella povera bestia!» L’uomo non sapeva più che fare. Prese allora la risoluzione e scesero entrambi. La gente li guardava passare e sorrideva: «Che stupidi: hanno l’asino e camminano a piedi!» Vuoi ancora seguire l’opinione della gente? Saverio Schirò tratta da un ricordo dai libri di scuola elementare
Sapere invecchiare Sei vecchio non quando hai una certa età, ma quando hai certi pensieri. Sei vecchio, quando ricordi le disgrazie e i torti subiti, dimenticando le gioie che hai gustato e i doni che la vita ti ha dato. Sei vecchio, quando ti danno fastidio I bambini che giocano e corrono, le ragazzine che cinguettano, i giovani che si baciano. Sei vecchio, quando continui a dire che “bisogna tenere i piedi per terra”, e hai cancellato dalla tua vita la fantasia, il rischio, la poesia e la musica. Sei vecchio, quando non gusti più I canti degli uccelli, l’azzurro del cielo, il sapore del pane, la freschezza dell’acqua, la bellezza e il profumo dei fiori. Sei vecchio, quando pensi che sia finita per te la stagione della speranza e dell’amore. Sei vecchio, quando pensi alla morte come al calare e restar chiuso nella tomba, invece che come al salire verso il cielo. Se invece, ami, speri, lavori, ti commuovi e ridi, allora Dio allieta la tua giovinezza, anche sei hai novant’anni.
Lettera di Dio ai fidanzati (e alle fidanzate) La donna che hai al fianco, emozionata, con l’abito da sposa, è mia. Io l’ho creata. Io le ho voluto bene da sempre; ancor prima di te e ancor più di te. Per lei non ho esitato a dare la mia vita. Ho dei grandi progetti per lei. Te l’affido. La prenderai dalle mie mani e ne diventerai responsabile. Quando l’hai incontrata l’hai trovata bella e te ne sei innamorato. Sono le mie mani che hanno plasmato la sua bellezza, è il mio cuore che ha messo dentro di lei la tenerezza e l’amore, è la mia sapienza che ha formato la sua sensibilità e la sua intelligenza e tutte le qualità belle che hai trovato in lei. Però non basta che tu goda del suo fascino. Dovrai impegnarti a rispondere ai suoi bisogni, ai suoi desideri. Ti renderai conto che ha bisogno di tante cose: ha bisogno di casa, di vestito, di serenità, di gioia, di equilibrio psichico, di rapporti umani, di affetto e tenerezza, di piacere e di divertimento, di presenza umana e di dialogo, di relazioni sociali e familiari, di soddisfazioni nel lavoro e di tante altre cose. Ma dovrai renderti conto che ha bisogno soprattutto di Me, e di tutto quello che aiuta e favorisce questo incontro con Me: la pace del cuore, la purezza di spirito, la preghiera, la Parola, il perdono, la speranza e la fiducia in Me, la Mia vita. Sono Io e non tu il principio, il fine, il destino di tutta la sua vita. Facciamo un patto tra noi: la ameremo insieme. Io la amo da sempre. Tu hai incominciato ad amarla da qualche anno, da quando te ne sei innamorato. Sono io che ho messo nel tuo cuore l’amore per lei. È stato il modo più bello perché ti accorgessi di lei. Volevo affidarla a qualcuno che se ne prendesse cura. Ma volevo anche che lei arricchisse con la sua bellezza e le sue qualità la vita di un uomo. E questo uomo sei tu. Per questo ho fatto nascere nel tuo cuore l’amore per lei. Era il modo più bello per dirti: “ecco, te la affido”, e perché tu potessi godere della sua bellezza e delle sue qualità. Quando le dirai “prometto di esserti fedele, di amarti e rispettarti per tutta la vita”, sarà come se mi rispondessi che sei lieto di accoglierla nella tua vita e di prenderti cura di lei. Da quel momento saremo in due ad amarla. Dobbiamo però metterci d’accordo: Non è possibile che tu la ami in un modo e io in un altro. Devi avere per lei un amore simile al Mio, e devi desiderare per lei le stesse cose che Io desidero. Non puoi pensare nulla di più bello e gioioso per lei. Se la ami sul serio vedrai che ti troverai d’accordo con Me nel progetto che ho concepito per lei. Ti farò capire poco alla volta quale sia il mio modo di amare, e ti svelerò quale vita ho sognato e voluto per questa mia creatura che diventerà tua sposa. Mi rendo conto che ti sto chiedendo molto. Pensavi che questa donna fosse tutta e solo tua, e ora invece hai l’impressione che io ti chieda di spartirla con Me. Non è così. Io non sono il tuo rivale in amore. Al contrario, sono Colui che ti aiuta ad amarla appassionatamente. Per questo desidero che nel tuo piccolo amore ci sia il mio grande amore. Col tuo amore potrai fare molto per lei, ma è sempre troppo poco. Io ti rendo invece capace di amare da Dio. È questo il mio dono di nozze: un supplemento di amore che trasforma il tuo amore di creatura e lo rende capace di produrre le opere di Dio nella donna che ami. Sono parole per te misteriose, ma le capirai un poco alla volta. Ti assicurò che non ti lascerò mai solo in questa impresa. Sarò sempre con te e farò di te lo strumento del mio amore, della mia tenerezza; continuerò ad amare la mia creatura, che è diventata tua sposa, attraverso i tuoi gesti d’amore, di attenzione di impegno, di perdono, di dedizione. In una parola: ti renderò capace di amare come io amo, perché ti darò una forza nuova di amare che è il mio stesso amore. Se vi amerete in questo modo, la vostra coppia diventerà come una fortezza che le tempeste di vita non riusciranno mai ad abbattere. Un amore costruito sulla mia Parola è come una casa costruita sulla roccia: nessuna vicenda potrà distruggerla. Ricordatelo, perché molti si illudono di poter fare a meno di Me: ma se io non sono con voi nell’edificare la casa della vostra vita e del vostro amore, vi affaticherete invano: come gli apostoli che faticarono tutta una notte e al mattino tornarono a riva con le reti vuote; bastò un semplice intervento Mio, e le reti pescarono tanto pesce che per l’abbondanza si rompevano. Di più. Se vi amerete in questo modo diventerete forza anche per gli altri. Oggi si crede poco all’amore vero, quello che dura per sempre, e che offre la propria vita all’amato. Si cercano più le emozioni amorose che l’amore. Ma le emozioni nascono e muoiono presto, lasciando solo vuoto e nostalgia. Per questo qualcuno ha detto che il matrimonio è solo una grande illusione che si dissolve presto. Se voi saprete amarvi come io amo, con una fedeltà che non viene mai meno, diventerete come la città sul monte. Sarete una speranza per tutti, perché tutti vedranno che l’amore è una cosa possibile.
Il valore del tempo Un bimbo giocava sul tappeto mentre il papà guardava la televisione. «Papà, ma tu quanto guadagni in un ora di lavoro?» chiese il piccolo alzando la testa. Il padre rimase sorpreso. «Perché me lo chiedi?» «Così, lo voglio sapere» «Lascia stare, non sono argomenti da bambini» e tornò a concentrarsi sul programma. Il piccolo riprese a giocare e dopo un po’ riprese «Avanti, dimmelo. Per favore…» «Ma perché ti interessa tanto?» rispose spazientito. «Ti prego…» «Uffa! E va be’. Vediamo un po’… 40 euro all’ora. Contento?» Il bimbo riprese a giocare, poi timidamente: «Papi, non è che mi presteresti 20 euro?» Il padre stavolta andò su tutte le furie: «Ah, ecco perché me lo chiedevi. Volevi soldi per comprare giocattoli. Sei incontentabile… hai la tua camera piena di giocattoli e ancora non ti accontenti…» «Ma papi, io…» «Tu che cosa!?» si mise a gridare «Non ti meriti niente e, sai che ti dico? Adesso te ne vai in punizione. Subito a letto e senza cena!» Il bambino si alzò e con i lucciconi si diresse nella sua camera. Passò qualche minuto e il padre si penti per essere stato così severo. Si alzò e andò nella camera del ragazzino. «Dormi?» «No» balbettò il bambino tirando su col naso. L’uomo si sedette sul bordo del letto e chiese con dolcezza. «Mi vuoi dire a cosa ti servono 20 euro?» «Mi mancano per arrivare alla cifra…» e così dicendo uscì da sotto il cuscino un sacchetto di stoffa. Il padre lo prese e vide che conteneva dei soldi: qualche banconota stropicciata e monetine di diverso taglio. Le fece cadere sul palmo della mano e rapidamente contò: 20 euro. «Hai già 20 euro. Perché ne vuoi altri 20?» «Per arrivare a quello che guadagni in un’ora. Così te li do e tu puoi giocare un’ora con me.» Il padre lo guardò un attimo e poi girò il viso per nascondere le lacrime che sgorgavano dai suoi occhi.
Lettera di un padre a un figlio Se un giorno mi vedrai vecchio: se mi sporco quando mangio e non riesco a vestirmi ... abbi pazienza, ricorda il tempo che ho trascorso ad insegnartelo.
Se quando parlo con te ripeto sempre le stesse cose ... non mi interrompere ... ascoltami. Quando eri piccolo dovevo raccontarti ogni sera la stessa storia finché non ti addormentavi. Quando non voglio lavarmi, non biasimarmi e non farmi vergognare ... ricordati quando dovevo correrti dietro inventando delle scuse perché non volevi fare il bagno. Quando vedi la mia ignoranza per le nuove tecnologie, dammi il tempo necessario e non guardarmi con quel sorrisetto ironico: ho avuto tutta la pazienza per insegnarti l'abc. Quando a un certo punto non riesco a ricordare o perdo il filo del discorso ... dammi il tempo necessario per ricordare e se non ci riesco non ti innervosire ..... la cosa più importante non è quello che dico, ma il mio bisogno di essere con te e averti lì che mi ascolti. Quando le mie gambe stanche non mi consentono di tenere il tuo passo, non trattarmi come fossi un peso; vieni verso di me con le tue mani forti nello stesso modo con cui io l'ho fatto con te quando muovevi i tuoi primi passi. Quando dico che vorrei essere morto ... non arrabbiarti; un giorno comprenderai che cosa mi spinge a dirlo. Cerca di capire che alla mia età non si vive, si sopravvive. Un giorno scoprirai che nonostante i miei errori ho sempre voluto il meglio per te e che ho tentato di spianarti la strada. Dammi un po' del tuo tempo, dammi un po' della tua pazienza, dammi una spalla su cui poggiare la testa allo stesso modo in cui io l'ho fatto per te. Aiutami a camminare, aiutami a finire i miei giorni con amore e pazienza; in cambio io ti darò un sorriso e l'immenso amore che ho sempre avuto per te. Ti amo figlio mio e prego per te anche se mi ignori.
«Padre, io in chiesa non ci vado più» Un giovane va dal parroco e gli dice: – Padre, io in chiesa non ci vado più. Il prete gli domanda: – Ah. E puoi dirmi perché? Il giovane risponde: – Gesù mio! Qui vedo una sorella che sparla di un’altra sorella; lì un fratello che non legge bene; il coro litiga sempre e stona; durante la messa la gente guarda il cellulare, senza parlare del comportamento egoistico e altero fuori dalla chiesa… Il prete gli dice: – Hai ragione. Ma prima di lasciare definitivamente la Chiesavorrei che tu mi facessi un favore: prendi un bicchiere pieno d’acqua e fa’ tre giri della chiesa senza versare a terra neanche una goccia d’acqua. Dopo potrai andartene. Il giovane disse fra sé e sé: «E che ci vuole?». E fece i tre giri come il prete gli aveva domandato. Quando ebbe finito tornò a dire: – Padre, ho fatto. Il prete gli chiese: – Mentre stavi facendo i giri col bicchiere hai notato che una suora stava sparlando di qualcuno? E il giovane: – No. – Hai visto che alcuni stavano con lo smartphone in mano? Il giovane: – No. – Sai perché?Eri concentrato sul bicchiere per non versarne l’acqua. E vedi… nella nostra vita è lo stesso. Quando il nostro cuore si focalizza su Gesù Cristo non abbiamo tempo di badare agli errori della gente. Chi lascia la Chiesa a causa dei cristiani ipocriti certamente non c’è mai entrato per Gesù.
Il tronco caduto C'è una bella leggenda degli indiani Cherokee a riguardo del "rito di passaggio" che dice questo.! Il padre porta il figlio nella foresta, gli mette una benda sugli occhi e lo lascia lì da solo. Il giovane deve rimanere seduto su un tronco tutta la notte senza togliere la benda finché i raggi del sole non lo avvertono che è mattino. Non può e non deve chiedere aiuto a nessuno. Se sopravvive alla notte, senza andare a pezzi, sarà un UOMO. Non può raccontare della sua esperienza ai suoi amici o a nessun altro, perché ogni giovane deve diventare uomo da solo. Il ragazzo è chiaramente terrorizzato… sente tanti rumori strani attorno a lui. Ci sono senz'altro bestie feroci che lo circondano. Forse anche degli uomini pericolosi che gli faranno del male. Il vento soffia forte tutta la notte e scuote il tronco su cui è seduto, ma lui va avanti coraggiosamente, senza togliere la benda dagli occhi. In fondo, è l'unico modo per diventare uomo! Finalmente, dopo una notte terrificante, esce il sole e si toglie la benda dagli occhi. Ed è così che si accorge che suo padre è seduto sul tronco a fianco a lui. È stato di guardia tutta la notte proteggendo suo figlio da qualsiasi pericolo. Il padre era lì, anche se il figlio non lo sapeva. Anche noi non siamo mai soli. Nella notte più terrificante, nel buio più profondo, nella solitudine più completa, anche quando non ce ne rendiamo conto, Dio non ci abbandona mai, e fa la guardia… seduto sul tronco a fianco a noi.