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La Chiesa della Disciplina
La chiesa della Disciplina, un tempo di proprietà della confraternita medesima, dedicata alla Beata Vergine delle Misericordia o anche all’Immacolata Concetta, risale al XVI secolo, è sormontata da una torre campanaria costruita tra la visita pastorale del 1572 e quella del 1576, come si evince dalla nota inviata dalla curia relativa a quest’ultima: “…sine licentia ordinaria erecta a tempore ultima visitatione…”. La confraternita gestiva un ospedale, assisteva e seppelliva i condannati a morte, ma soprattutto accoglieva i pellegrini e i malati terminali, derelitti e senza famiglia. La facciata dell’oratorio si presenta intonacata, dalle linee semplici e composte, dotata di due possenti lesene laterali che sorreggono un timpano triangolare e da due lesene ioniche che sostengono il basso portale sul cui fregio c’è scritto: D.O.M. ET IMMACULATAE DEIPARAE. Internamente ha subìto una radicale trasformazione nel secolo dei lumi, come attestano gli affreschi, le due tele, i fregi, le modanature, avvalorata dalla data incisa sulla volta dell’estradosso del presbiterio (1726) e dalla nota della visita pastorale di mons. Ignazio Maria Fraganeschi, relativa all’altare di san Francesco di Paola, ove si legge: “Fuit dotatus a V. Confraternitate praedicta tam per eiusdem manutentione, quam pro celebratione 12 missarum singulis annis, ut ex Congregationis eiusdem Confraternitatis diei februarij 1735; quod proptea fuit benedictum die 2 aprilis 1735 a D. Preposto Sanctissimae Trinitatis Bozuli don Petro Manfredino …”. L’ipogeo, che serviva per la tumulazione dei confratelli, è del 1756, come attesta l’epigrafe posta sulla lastra tombale: D.O.M. HUNC SIBI TUMULUM CONFRATRES POSUERE/ VIATOR DIC REQUIEM FUNCTIS ET BENE DISCE/ MORI ANNO DNI MDCCLVI. (A Dio Ottimo e Massimo. I confratelli hanno costruito questo sepolcro per sé. Viandante recita un requiem aeternam ai defunti e impara a morire bene. Nell’anno del Signore 1756). L’arco trionfale, in cui giganteggia un cartiglio riccamente decorato con la trascrizione contratta del versetto 8, capitolo VI del Cantico dei Cantici, “UNA EST columba MEA, perfecta mea UNA EST matris suae, electa genetrici suae viderunt illam filiae et beatissimam praedicaverunt; reginae et concubinae, et laudaverunt eam”, introduce al presbiterio che si presenta con una copertura a botte, al cui centro è posto un ovale che rappresenta il Padre Eterno; quattro finestre, di cui una finta, fanno piovere luce abbondante sull’altare e sul motivo architettonico che lo circonda, suscitando giochi chiaroscurali. La particolare devozione dei confratelli alla Vergine Maria è ancor oggi testimoniata dall’iconografia presente nel paramento murario del presbiterio che ripercorre alcuni episodi della vita della Madonna.. Da sinistra, in senso orario, il primo ovale incornicia la fuga in Egitto, successivamente è rappresentata la nascita di Gesù seguita dall’Annunciazione; nella nicchia posta al di sopra dell’altare è presente la statua in gesso, raffigurante Maria Immacolata, donata dalle operaie del calzificio bozzolese nel 1927. Sull’altra parete, in cornu epistulae, a partire dall’altare, è rappresentata l’Assunzione di Maria Vergine, l’Adorazione dei Magi, la visita di Maria alla cugina Elisabetta. Questi affreschi sono stati eseguiti con la tecnica propria del primo settecento veneziano: colori tenui e delicati, figure mosse da fluenti panneggi delle vesti, paesaggi luminosi, edifici classici a far da quinta scenica, limpidi cieli avvolgono ogni cosa in una immobile pace senza tempo. La cappella destra è ornata da una bella pala, attribuita a Francesco Maria Raineri, detto lo Schivenoglia, in cui è rappresentato un miracolo di san Francesco di Paola (1416-1507), fondatore dei Minimi, che, incontratosi con Ferdinando I, re di Napoli, lo rimprovera per l’esosità delle tasse imposte alla popolazione e gli mostra come le monete, sottratte alla povera gente, stillino sangue. La pala d’altare della cappella sinistra, in cui è raffigurato san Gaetano da Thiene (1480-1547), fondatore dei chierici regolari, detti Teatini (da Teate, nome latino di Chieti, la diocesi di Carafa che fu superiore dell’Ordine), è incorniciata da pregevoli stucchi e da due ovali raffiguranti verosimilmente edifici bozzolesi (castello e loggia che unisce il palazzo del principe). Al lati delle cappelle sono incastonati, fra le finestre della parte superiore e le porte dipinte della parte inferiore, quattro ovali raffiguranti gli Evangelisti. Al di sopra di ciascuna cappella ancora due splendidi ovali, finemente decorati, di cui quello posto sopra l’arco della cappella di san Gaetano raffigura san Giuseppe, protettore dei moribondi. Dalla parte opposta san Leopoldo, margravio d’Austria dal 1095, governatore giusto e amato dal popolo. |
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La torre dopo il restauro da casa Antollini
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